Cape Canaveral, Meteor Crater e Osservatorio Lowell


28 Luglio: odore di pollo bruciato. Sì, avete letto bene, non sono impazzito, perchè il nostro viaggio inizia così. Dopo quasi dieci minuti sul volo Torino-Francoforte, il comandante ci informa che durante il decollo abbiamo risucchiato col motore un uccellino, e noi che pensavamo che la cucina della Lufthansa avesse sbagliato i tempi di cottura! Chiara ha quasi un mancamento per l’impressione e io mi chiedo: ma proprio in questa occasione dovevamo capire perfettamente l’inglese di chi ci parla e invece quando serve per la sopravvivenza sembriamo sordomuti??

29 Luglio: torniamo a Cape Canaveral una seconda volta. Nel 2005 avevamo il rimpianto di aver dedicato poco tempo al Centro Spaziale e la speranza di tornare ad assistere alla partenza di uno Shuttle. 29 Luglio 2010, nelle prime ore della mattina è previsto il penultimo lancio dello Shuttle. Quando prenotiamo il viaggio negli Stati Uniti, a Marzo, il programma della NASA è questo. Noi ci organizziamo in modo da arrivare ad Orlando il 28 sera, prenotiamo via internet il Best Western Space Shuttle Inn a Titusville e l'auto per tre giorni. A Maggio la doccia fredda: la NASA ha cancellato il lancio: non ne vedremo mai uno dal vivo (abbiamo avuto 25 anni per farlo, proprio al penultimo lancio dovevamo svegliarci?). Ormai è tutto prenotato e pagato, che facciamo? Andiamo e ci godiamo nuovamente il centro spaziale. E’ stato emozionante come la prima volta.

Modello in scala 1:1 dello Shuttle

Il caldo, nonostante siano le 9, è soffocante. Siamo tra i primi ad entrare. Ci dirigiamo subito verso il modello in scala 1:1 dello Shuttle per scattare qualche foto senza gente e Chiara nota che accanto c'è un'attrazione che l'altra volta non c'era: un simulatore del lancio dello Shuttle?? Proprio così! E allora, visto che non abbiamo potuto vedere il lancio dello Shuttle, ci lanciamo noi! In queste cose gli Americani sono imbattibili. Riescono sempre a creare un'atmosfera che ti coinvolge e fa apparire tutto assolutamente reale. Nel video del briefing pre lancio, il Comandante Charlie Bolden comunica che le sensazioni che il simulatore trasmette sono molto vicine alla realtà di un lancio vero, compresa l'accelerazione a 4G. Entriamo nel simulatore e per i cinque minuti che vanno dalla preparazione al lancio, alla messa in orbita, gli astronauti siamo noi. Sensazioni fisiche, visive e acustiche vengono coinvolte completamente. Un'esperienza da non perdere!

Dal finestrino di fronte a noi possiamo vedere il cielo azzurro che diventa sempre più scuro man mano che saliamo di quota e, mentre siamo schiacciati contro i sedili tanto da riuscire a muovere con difficoltà gambe e braccia, la velocità aumenta. Un rumore sordo e una forte vibrazione ci avvisano dello stacco dei due boosters laterali. Quando usciamo dall'atmosfera terrestre il cielo diventa nero e possiamo vedere le stelle. Le vibrazioni di spinta dei motori diminuiscono e nel momento in cui si spengono ci ritroviamo ad essere appesi ai sedili, trattenuti solo dalle cinture di sicurezza. Quando la simulazione termina "ritorniamo" sulla Terra e alla realtà.

Torniamo alla sezione dedicata al Saturno V e riviviamo le emozioni del lancio dell'Apollo XI. La sala di controllo è l'originale, e man mano che va avanti la sequenza di lancio, si accendono le luci sugli apparecchi di controllo e si vedono le immagini sui monitor di servizio di ogni postazione. Anche in questo caso, se non fosse che le sedie sono vuote, sembrerebbe di assistere al lancio in diretta.

In occasione del quarantesimo anniversario del lancio dell'Apollo XI, è stata inaugurata la "Apollo Treasures Gallery", un'area espositiva in cui ci sono, oltre alla capsula dell'Apollo 14, una collezione di tute spaziali, dalle più vecchie fino a quelle usate sulla Luna, ed altri attrezzi utilizzati dagli astronauti nelle missioni Apollo.

Poi due filmati IMAX 3D spettacolari, uno dedicato al telescopio spaziale Hubble e l'altro alle missioni lunari. Quello sull’Hubble sarebbe da vedere anche solo per i 5 minuti di viaggio nella nebulosa di Orione, una visione – è proprio il caso di dirlo – divina, dai confini esterni fino all’interno dei dischi protoplanetari. Concludiamo la nostra giornata con un un giretto fra i razzi del Rocket Garden.

31 Luglio: volo da Orlando a San Francisco. Sono più o meno le dieci del mattino, ora della Florida, e il cielo sopra di noi è tersissimo. Dal finestrino dell'aereo vedo la Luna e ricordo che dovrebbe essere vicino a Giove. Provo a cercarlo ad occhio nudo proteggendomi dai riflessi interni e dopo qualche decina di secondi riesco a localizzarlo. E' di mag. -2.7 e da 10.000 metri di quota si vede benissimo anche ad occhio nudo. Non male come luogo di osservazione!

10 Agosto: Utah, Mexican Hat. Passiamo la notte in questo paesino a poche miglia dalla Monument Valley. Definire questo posto "paesino" è come definire Torino una megalopoli: una manciata di motel, due ristoranti e una stazione di servizio, poi il nulla.

La roccia che dà il nome al paesino

Ma che cielo! Nero, fino all'orizzonte. La temperatura è perfetta: con la T-shirt si sta benissimo. Venere ad Ovest abbaglia. Siamo a 37° N, per cui lo Scorpione si vede tutto. M6 ed M7 sono perfettamente visibili ad occhio nudo, così come M8. Con il binocolo 8x36 sono uno spettacolo. La Via Lattea dà quasi fastidio per quanto è luminosa. Sempre con il binocolo si riconosce la silhouette della Nord America e riesco ad osservare anche la Velo! Le nebulose oscure intorno ad Altair risaltano sullo sfondo del cielo. Una sola stella cadente e dopo un'oretta andiamo a letto.

11 Agosto: siamo in Arizona e, dopo la visita alla Monument Valley, ci dirigiamo verso Sud per visitare un sito che un astrofilo non può perdere: l'Arizona Meteor Crater. Sulla Freeway il cartello che indica l'uscita 233 per il cratere si trova a circa 60 km da Flagstaff. Nel piattume del paesaggio si vede solo un piccolo rilievo in corrispondenza del cratere. Dall'uscita, 10 Km di strada portano fino al parcheggio del Visitor Center. Che emozione!! Scendiamo dall'auto e un vento pazzesco ci travolge. Facciamo il biglietto e ci dirigiamo subito al punto panoramico. Dobbiamo tenerci bene in equilibrio perchè il vento ci porta via, ma la vista è incredibile.

Panoramica dal punto di osservazione interno al cratere

Ci avevano detto che il cratere era grande, 1,2 Km di diametro, ma non ce lo aspettavamo COSI’ grande, e profondo. Non ci si rende conto delle effettive dimensioni perchè non ci sono punti di riferimento. Per averne un’idea basta pensare che il fondo del cratere potrebbe contenere 20 campi da football, e a quel punto non si riesce quasi a crederci! E a ben poco serve la sagoma di un astronauta messa al centro del cratere: tanto ad occhio nudo non si vede! All'interno del Visitor Center si può leggere la storia degli studi per capire se il cratere fosse di origine vulcanica o meteoritica, un video che mostra come si è formato realmente il cratere e si può assistere ad una proiezione di una decina di minuti in cui viene ripercorsa la storia del cratere e la sua formazione. Nell'atrio è esposto un pezzo del meteorite trovato all'interno del cratere.

Avevamo già avuto la possibilità, in passato, di vedere crateri meteoritici, anche più grandi, come il Gosses Bluff, in Australia, di 5 Km di diametro e vecchio di ben 142 milioni di anni (il cratere originale era largo 22 Km, quello che resta ora è solo l'anello centrale) o il Wolfe Creek Crater, sempre in Australia, con un diametro quasi paragonabile (850 m, ma profondo solo 60 m), oppure gli Henbury Meteor Craters, Australia, una serie di 13 crateri da impatto vecchi di soli 4 mila anni, con diametri che vanno dai 7 ai 180 metri, di cui i 5 principali sono a contatto tra loro, ma l'Arizona Meteor Crater ha un fascino tutto suo, forse perchè è il più famoso ed è apparso anche in qualche film.

In serata andiamo all'Osservatorio Lowell, in Flagstaff. Si trova su un rilievo a circa 2100 metri slm, vicino al centro cittadino e, nonostante questo, dalle cupole si vede la Via Lattea. L'osservatorio è stato fondato nel 1894 da Percival Lowell per poter studiare Marte. C'è molta gente, turisti e non, che fanno la coda per osservare le stelle con i telescopi. Sul piazzale antistante le cupole un dobson da 30cm è puntato su M13. Noi ci dirigiamo subito verso la cupola del Clark telescope, il rifrattore da 61 cm di diametro che permise a Shipler di scoprire le prime prove dell'espansione dell'Universo. Dagli anni 70 il telescopio è usato per l'osservazione al pubblico ed è ancora in ottime condizioni. Facciamo circa 15-20 di coda prima di poter accedere alla cupola e osservare. Lo strumento è puntato su M11. A dir la verità l'osservazione è deludente poichè il seeing è pessimo e la messa a fuoco non è perfetta. Ho provato a chiedere di mettere a fuoco ma mi è stato negato. Toccare e mettere l'occhio in uno strumento così importante è in ogni caso emozionante. La zona è completamente buia, così come l'interno della cupola, per cui non riesco a scattare nessuna foto del celeberrimo telescopio. In un edificio distaccato c'è un piccolo museo con il blinker e le lastre originali con cui Tombaugh scoprì Plutone il 18 Febbraio del 1930. Mettendo l'occhio al blinker si può vedere il piccolo spostamento che permise all'astronomo di riconoscere il pianeta tra le stelle.

Il primo telescopio di Percival Lowell

Il blinker originale con cui Tombaugh scoprì Plutone e una delle due lastre originali

20 Agosto: siamo in volo da ormai più di cinque ore e siamo più o meno all'altezza della Groenlandia. Il cielo è buio e mi affaccio dal finestrino. Una bellissima aurora boreale si stende all'orizzonte a partire da Arturo, fino quasi ai Gemelli, passando sotto l'Orsa Maggiore. La parte più luminosa è in corrispondenza di Arturo e ha una tenue colorazione verde, appena percettibile. Il resto dell'aurora è grigiastra. Durante l'osservazione, durata 15-20 minuti, la sua forma è cambiata lentamente. Il tutto coronato da due stelle cadenti brillanti appena sopra l'aurora. E' la seconda volta che riesco ad osservare un'aurora boreale dall'aereo. Adesso mi piacerebbe osservarne una da terra con tutta calma, senza nessuna hostess che mi obblighi a chiudere il finestrino!

 

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